Tutela città storica. Concluso iter partecipazione, approvato regolamento

Tematica: Commercio Impresa - Botteghe Storiche e Negozi Storici di Eccellenza - Commercio al dettaglio in sede fissa - Commercio su aree pubbliche - Somministrazione al pubblico alimenti e bevande - Tutela del consumatore

9 febbraio 2018

La Giunta capitolina ha approvato il testo definitivo del regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel territorio della città storica, integrando alcune delle osservazioni pervenute dai Municipi al termine di un percorso partecipato e condiviso.

 

Il testo, pronto per il vaglio dell’Assemblea Capitolina, disciplina la tutela del centro storico e dei rioni ricadenti nel sito Unesco, con norme restrittive per le aperture di attività alimentari e la tipologia degli esercizi commerciali autorizzati. Qualità e decoro nelle aree interessate, dunque, con una decisa stretta sulla proliferazione di minimarket e una particolare attenzione alla qualità dei prodotti posti in vendita.

 

Studiato in base alle differenti peculiarità dell’area, il provvedimento distingue fra periferia della città storica, ambito intermedio e cuore del sito Unesco, prevedendo per gli esercenti misure via via più stringenti a seconda della zona. Nell’area “periferica” – tenuto conto della necessità di agevolare investimenti e occupazione – viene normato per la prima volta il consumo sul posto di alimenti e bevande, secondo leggi nazionali di settore: gli esercizi di vendita e artigianali del comparto alimentare non potranno destinare uno spazio interno per il consumo sul posto superiore al 25% della superficie di vendita o di produzione, dovranno utilizzare arredi minimali, non potranno prevedere servizio al tavolo. Il tutto, per impedire che queste attività si trasformino in esercizi di somministrazione di alimenti e bevande “di fatto”.

 

Per l’ambito intermedio, stop a “negozi-suk” come pure ad attività commerciali e insegne non consone al contesto di pregio urbanistico. Nello specifico vale il divieto di aprire friggitorie, carrozzerie e autofficine, sexy shop, autolavaggi, hard e soft discount, sale con videogiochi e biliardi, attività di commercio all’ingrosso con o senza deposito merci e magazzini. Parallelamente, cresce la tutela delle attività ad alto valore storico o artigianale: laboratori artigiani tranne alcune eccezioni, erboristerie, librerie, cartolibrerie, antiquariato, gallerie d’arte, gioiellerie, profumerie, negozi di arredamento e design, atelier e boutique di alta moda. E ancora: prodotti del commercio equo-solidale, ecologici e biologici; ciclofficine, parafarmacie, tessuti, filati, ferramenta. Rientrano in quest’elenco gli esercizi di “vicinato alimentare” fino a 250 metri quadri e i laboratori artigianali del settore alimentare, a condizione che non consentano il consumo sul posto degli alimenti venduti o preparati. Tutti “negozi storici”, simbolo dell’eccellenza del made in Rome.

 

Quanto al sito Unesco, infine, non saranno consentite nuove attività diverse da quelle tutelate, mentre saranno vietate le aperture di lavanderie self-service, vendita con apparecchi automatici, “compro-oro”, centri-massaggi e friggitorie. Per tre anni, inoltre, a partire dall’entrata in vigore del regolamento, divieto di apertura per tutte le tipologie del settore alimentare.

 

A cadenza biennale è prevista una revisione degli indici di saturazione per la verifica di eventuali mutamenti e la conseguente eventuale eliminazione dei divieti di apertura. Per i progetti di qualità – previa verifica istruttoria effettuata da una commissione tecnica e successiva valutazione della Giunta Capitolina – si potranno decidere aperture in deroga di nuove attività.

 

Dalla codifica di precisi criteri di qualità per negozi e laboratori artigianali alimentari, fino alle prescrizioni di adeguamento per le attività già operanti, il regolamento prevede sanzioni amministrative fino alla sospensione in caso di violazioni da parte degli esercenti. Graduale la disciplina di adeguamento delle attività già in esercizio; che, per mettersi in regola, avranno dai 6 ai 12 mesi di tempo dall’entrata in vigore del provvedimento, a seconda delle diverse prescrizioni.

 

RED 

 

 

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