Il Gazometro, da serbatoio a icona del quartiere Ostiense

Tematica: Cultura - Turismo

5 aprile 2024

 

 

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Da emblema dell’archeologia industriale a simbolo di un quartiere, un passaggio avvenuto nel giro di qualche decennio con la complicità del cinema che ha contribuito a trasformare una struttura dismessa in un’icona della zona Ostiense. Il Gazometro (o gasometro) è un gigante cilindrico di ferro di quasi 90 metri di altezza e 63 di diametro, con oltre 1.500 pali infissi che, messi in fila, raggiungerebbero una lunghezza complessiva di 36 chilometri. Costruito nel 1935 dall'Ansaldo di Genova e dalla Klonne Dortmund con 3.000 tonnellate di ferro (nello spazio circostante erano già stati realizzati tre gazometri più piccoli tra il 1910 e il 1912), entrò in funzione nel 1937 con una portata di 200mila metri cubi di gas, diventando il più grande d’Europa.

 

 

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I tre gazometri minori, costruiti tra il 1910 e il 1912

 

 

Il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”, come venne denominato, fungeva da serbatoio di gas per la città e per il polo industriale che si era costituito in quegli anni sulla riva del Tevere, grazie a una serie di interventi e infrastrutture volute dalla giunta guidata dal sindaco Ernesto Nathan. Il Gazometro all’interno aveva un enorme cilindro che si gonfiava e sgonfiava mostrando la quantità di gas contenuta che veniva poi utilizzata sia per l’illuminazione pubblica, sia per usi domestici. Attualmente quel che rimane nell'area di proprietà dell'Eni è lo scheletro metallico che sosteneva il grande cilindro.

 

 

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Archivio storico Ufficio Stampa (foto del 1967)

 

 

A partire dagli anni Sessanta, infatti, la diffusione dell’utilizzo del metano, gas naturale e più sicuro, determinò la dismissione del Gazometro che, seppur inattivo, è diventato un elemento caratteristico e molto amato dello skyline cittadino. Tanti i registi che l’hanno utilizzato come sfondo cinematografico per le loro opere, da Pasolini per “Accattone” (1961) a Verdone in “Troppo forte” (1986), da Özpetek per “Le fate ignoranti” (2001) a Placido in “Romanzo Criminale” (2005).

 

Negli anni 90 la riqualificazione del quartiere con il fiorire di ristoranti, discoteche, pub e gelaterie ha reso la zona del Gazometro uno dei centri della movida romana, nonché un importante polo culturale e simbolo di rinascita artistica e sociale. Qui vengono organizzati eventi, mostre, concerti, spettacoli e visite guidate. Durante la Notte Bianca del 2006 il gazometro è diventato un monumento d'arte contemporanea, il Luxometro, una scultura di luce con oltre un milione di lampadine led, mentre a marzo 2020 è stato illuminato con i colori del tricolore per rendere omaggio alle vittime del Coronavirus. Nel 2020 l’area su cui sorge è stata anche inserita dal Guardian all’ottavo posto nella classifica dei quartieri più promettenti d’Europa. Dal 2022 il Gazometro ospita la rassegna Videocittà dedicata alle forme più avanzate dell’audiovisivo e dei linguaggi digitali, mentre nel 2023 è stato scelto come location dalla rock band Maneskin per il video del singolo “Honey” (nel 2004 invece era stato l’oggetto della tesi in architettura di Claudio Baglioni).

 

 

I GAZOMETRI A ROMA

 

I gazometri di via Ostiense non sono stati i primi della città, ne esistevano già altri due: uno in via dei Cerchiall’interno del Circo Massimo, inaugurato nel 1853 come prima officina del Gas di Roma, fu smantellato nel 1934 per la costruzione della nuova via del Circo Massimo, dopo essere stato disattivato nel 1910 con l’entrata in funzione dei tre gazometri minori nella zona Ostiense.

L’altro, vicino piazza del Popolo, nell’area compresa tra via Flaminia 133 e l’attuale Lungotevere delle Navi, fu costruito nel 1871 per servire la zona Nord della capitale.

 

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La costruzione della nuova via del Circo Massimo (1934)

( © ) Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - Museo di Roma

 

 

A.B.

 

 

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